Top leader nel network marketing, dove ha raggiunto il prestigioso livello di diamond director in Jeunesse. Ha creato una rete di 40 mila collaboratori, che ha definito “inarrestabile armata”, e clienti. Vive tra Milano e Dubai, ma lavora in 50 paesi nel mondo.
Fin da bambina è sempre stata una sognatrice. Ricorda che a scuola si distraeva spesso e si perdeva nelle sue fantasie. Seguendo il principio “carpe diem, succhia il midollo della vita” ha perseguito il sogno di lavorare in proprio per poter gestire il tempo a suo piacimento e costruire qualcosa per sé stessa.
Ammette di averci provato più volte e di aver commesso molti errori prima di trovare la strada giusta dove ha ottenuto risultati significativi. Quando ha conosciuto il network marketing non ha subito compreso le sue potenzialità. Pensava fosse roba da sfigati. Ha accettato di assistere ad una presentazione controvoglia e ha mosso i primi passi senza alcuna convinzione.
Poi un giorno – era 2 giugno 2015 – si è svegliata e ha detto “Basta! Basta scuse!” Ha deciso di prendere un impegno con sé stessa, di lavorare con costanza nel network marketing e da allora non si è mai fermata.
Qual è la migliore qualità personale che ti riconosci?
Sono eclettica e autoironica. Considero l‘autoironia uno dei fattori principali della mia resilienza perché anche nei momenti più bui riesco a prendermi in giro e a ridere di me stessa.
Il modo migliore per accendere una luce…
Cosa ti motiva ad agire quotidianamente?
Il mio primo grande motore è restituire ai miei genitori quello che mi hanno dato. La mia famiglia ha creduto in me anche quando io non riuscivo a farlo. I miei genitori hanno sempre sostenuto le mie scelte, nonostante alcune si siano rivelate sbagliate per la fiducia data a persone che mi hanno pugnalato alle spalle.
Un altro grande motore è la sete di conoscenza. Per fortuna hanno inventato Google! Mi chiedo come facevamo prima di Google! Mi piace scoprire cose nuove, capire come funzionano, cercare la risposta alle mille domande che mi pongo. A volte però mi sconforta la consapevolezza che il sapere è infinito.
Dalla mia sete di sapere deriva anche una delle mie più grandi passioni: quella per la lettura.
La lettura per me è un rifugio, un modo per riflettere, rallentare e imbrigliare il mio cervello sempre in movimento. La lettura mi ha aiutato a essere più disciplinata.
Quali sono i valori che ti riconoscono amici e parenti?
La lealtà, l’empatia, la simpatia e il fatto di essere un punto di riferimento sicuro.
E quali valori ti riconoscono i clienti e collaboratori?
Mi dicono che sono una persona corretta, affidabile e un esempio da seguire. Riesco a ispirare le persone e quando vivono un momento di difficoltà riesco a spingerle oltre. Riesco a tirare fuori il meglio da loro.
Come coltivi rapporti di qualità e fiducia?
All’inizio mi comportavo da mamma chioccia. Creavo forti legami personali con i miei collaboratori e clienti, li ascoltavo, ero molto disponibile, ma quando veniva il momento di renderli indipendenti si innescava la sindrome del nido vuoto, ovvero si sentivano abbandonati.
Nel tempo ho imparato a darmi delle regole per avere un rapporto più equilibrato con le persone.
Riconosco il potenziale delle persone, ma devo anche capire come spronarle e fino a che punto arrivare per evitare di ottenere l’effetto contrario.
Da quel fatidico 2 giugno ho sempre dato il 100% in questo lavoro e all’inizio pensavo che il mio 100% equivalesse a quello degli altri. Poi ho capito che quello che per me era 20% poteva essere il 100% di un’altra persona e le mie pressioni per dare di più la frustrava.
Oggi seleziono con cura le persone da far crescere come leader. Le coinvolgo nei processi decisionali e do loro valore. Il mio obiettivo è sempre elevare e premiare le persone. La disponibilità di una persona a mettersi in gioco dipende molto da come la coinvolgi e da come la fai sentire.
Le persone non ricordano cosa fai ma come le fai sentire.
In primo luogo hanno bisogno di sentirsi riconosciute. A volte fa più un “bravo” che 100 dollari.
Le persone hanno anche bisogno di sicurezza, di poter contare su un leader che prende le decisioni importanti e che le fa sentire protette. Un leader deve anche costruire un guardrail per evitare che i collaboratori escano fuori strada.
Un altro bisogno fondamentale è quello di appartenenza. Tutti entrano nel network marketing per i soldi ma il 70% resta per community.
Sentirsi apprezzati, sentirsi al sicuro all’interno di un gruppo di persone che condividono il tuo obiettivo di crescita è un leva potente.
Cosa fai per stupire clienti e produrre l’effetto wow?
Il principio che vale in ogni epoca è che con il cliente devi essere vero. Si dice che un bravo venditore vende anche il ghiaccio agli eschimesi ma quando l’eschimese scopre che il ghiaccio non gli serve si incazza e da te non compra più.
Quindi, l’ascolto del cliente, la lealtà e fiducia sono regole base che valgono sempre.
Da questa base poi puoi cambiare il sistema per offrire sempre più valore al cliente con un maggiore ritorno.
Il nostro programma prevede una serie di azioni: ad esempio, dopo il primo incontro inviamo un messaggio scritto a mano. Questa è una dimostrazione di attenzione nei confronti della persona e prestare attenzione è ciò che fa la differenza. Ho sempre cercato di dare attenzione alle persone ma la pandemia ci ha costretto a fare qualcosa di più, ci ha insegnato che chi non si evolve e non si adegua al cambiamento o non guarda avanti è destinato a scomparire.
Ora stiamo anche usando la tecnologia per sistematizzare il processo e produrre anche l’effetto wow.
Abbiamo gruppi su Telegram e su Facebook destinati ai clienti.
L’azienda ha creato programma di loyalty, ma io mi sono chiesta “cosa posso fare io con il mio team per fidelizzare il cliente? E così abbiamo sviluppato un programma di content marketing che ha l’obiettivo di offrire in modo costante contenuti di valore ai nostri clienti.
Invitiamo professionisti di varie discipline (farmacisti, medici, personal trainer) a parlare di temi che non sono necessariamente finalizzati alla promozione e vendita di prodotti.
Ogni mese organizziamo un contest offrendo un omaggio a chi condivide nelle stories di Instagram la propria esperienza con i nostri prodotti.
Idem per chi porta un cliente.
L’omaggio può essere un altro prodotto, uno sconto… Se vedo che una persona ha delle potenzialità di distribuzione gli offro una percentuale sulle vendite per dare una prova concreta delle potenzialità di questo business.
A ciò si aggiunge un incontro esclusivo su Zoom con un esperto che risponde alle domande su temi come l’ossidazione, la forma fisica…
Abbiamo strutturato un processo di comunicazione continua con l’obiettivo di accompagnare le persone nelle varie tappe del viaggio: cliente – fan – distributore. Tutto questo richiede un lavoro di testing continuo, ma sta portando dei buoni risultati.
Il coinvolgimento dei membri del team in questo processo è fondamentale. Perché si sentono riconosciute, valorizzate e quindi sono più motivate.
Come fai a generare referenze di qualità?
Al giorno d’oggi qualsiasi business si fonda sulle referenze. Ma il network marketing di più.
Premetto che per avere referenze di qualità devi avere un cliente soddisfatto o, meglio ancora, un cliente che ha preso la decisione di diventare distributore.
Se ti dicono no è perché non credono nel prodotto, o nel business, o in te.
In passato il processo di generazione di referenze era più lungo e richiedeva più energie.
Organizzavo incontri con poche persone, sfruttando la leva persuasiva della scarsità illustrata da Cialdini e puntando sul principio “what in it for me” (cosa ci guadagno).
Per ogni amica che acquistava offrivo uno sconto o una percentuale sulle vendite. In questo modo dimostravo quanto poteva essere semplice e redditizio lavorare in questo modo.
Come ti ho già detto gli strumenti digitali ci hanno permesso ottimizzare tempi ed energie
Devo dire che sono andata online in ritardo perché avevo grandi resistenze a metterci la faccia online, a usare i social per la mia attività. Non seguo le storie degli altri e non prendo decisioni di acquisto in base ad una story su Instagram: io sono il mio punto di partenza e preferisco le relazioni reali a quelle virtuali, preferisco incontrare le persone e stringere la mano, ma il fatto che io funzioni così non significa che valga così anche per gli altri. Anzi molti decidono proprio in base ai “consigli” sui social. A ciò si aggiunge che per troppo tempo non abbiamo potuto fare incontri dal vivo e stringere mani. La pandemia ci ha spinto a puntare ancor di più sulla tecnologia e a strutturare una serie di funnel di vendita che ci permettono di entrare in contatto con persone già pronte per l’acquisto o orientate a questo business.
Quali consigli vuoi dare a chi vuole mantenere nel tempo la fiducia nei clienti?
Comunica in modo costante, sii corretto, metti i bisogni dei clienti al primo posto.
Vedo spesso persone che per raggiungere i propri risultati personali o per superare difficoltà economiche fanno upselling spinto senza soddisfare i bisogni dei clienti.
Io non riesco a riempire il cliente di prodotti se non ne ha realmente bisogno. Sono tutti bravi a prendere i soldi e scappare, ma io non lo farei.
Il nostro business non è una gara di 100 metri, ma una maratona.
Io ho distributori che sono stati clienti per due anni, ma non li ho mai trattate in modo diverso.
Alcuni fanno l’errore di dare più importanza al rank più alto.
Posso usare un linguaggio diverso con persone diverse. Non posso comunicare nello stesso modo con il ragazzo di 18 anni e il professionista di 50. Ma tutti per me hanno importanza e meritano la mia attenzione.
Cosa fai quando incontri clienti che manifestano paure o preoccupazioni nel promuovere?
In passato andavo in scontro. Poi ho imparato ad accogliere le paure e le preoccupazioni e a pensare che ogni paura è lecita.
Per questo è fondamentale saper ascoltare. Nel mio team affianchiamo i nuovi collaboratori per aiutarli sviluppare questa capacità.
Devi saper ascoltare le persone per capire da dove hanno origine le loro paure e preoccupazioni, quale pensiero limitante ci sta dietro. Solo così puoi aiutare le persone a gestire la paura. La paura del giudizio, il dolore, la rabbia possono diventare potenti forze motrici se le gestisci. Io ne sono la prova. Io all’inizio ho usato il dolore come forza motrice.
Hai una ricetta per il successo?
Non amo la parola “successo” perché il successo è transitorio. Preferisco la parola “significato”. Io punto a portare significato e valore aggiunto per me stessa e per altri.
Quando sono salita sul palco per ??? sono stata molto emozionata, ma quando ho visto i miei ragazzi sul palco mi sembrava di essere allo stadio a vedere Milan-Inter.
Per fare qualcosa di significativo per te stesso e per gli altri devi lavorare sul mindset.
Devi lavorare su 4 aree: credo nel settore, credo nei prodotti, credo nell’azienda e credo in me stesso. L’ultima area è quella in cui si cade di più perché credere in sé stessi richiede un lavoro interiore enorme che comporta tanta fatica, ma le persone sono pigre.
Serve consapevolezza e responsabilità personale. Devi fare delle scelte, ma pochi sono disposti a farlo.
Quali consigli daresti ad una persona a te cara che vuole fare il tuo lavoro?
Credi in te stesso e ascolta il tuo istinto.
Metti il paraocchi (o il paraorecchie) e abbi fiducia nelle tue decisioni.
Non ascoltare l’ “uomo della strada”, segui solo mentori che hanno realizzato il tuo sogno.
Trova il tuo perché, quella cosa che ti prende lo stomaco, che ti fa piangere e attaccati a quello.
E infine tieni a bada l’ego. L’ego è il killer delle attività di valore.
Quando sei solo devi elevare te stesso per elevare gli altri, ma quando inizi ad avere dei collaboratori devi elevare gli altri per elevare te stesso.
3 aggettivi con cui vorresti essere ricordata?
Vorrei essere ricordata come una persona che ha fatto la differenza, ha dato significato alla sua vita e a quella degli altri ed è stata parte del loro cambiamento.