Alessandro Fasoli è direttore delle operation per il noto gruppo di ristoranti stellati britannici chiamato WSH Restaurants; ristoranti come il The Woodspeen nel Berkshire e The Clockspire nel Somerset sono esempi al pinnacle della ristorazione. Gestisce anche un’accademia di ospitalità con Diego Masciaga, uno dei volti più noti dell’ospitalità internazionale ed e un Trustee della Gold Service Scholarship, la piu’ alta istituzione nel settore della ospitalita’, che come patron ha la Regina, in persona.
Nel 2007 ha ricevuto l’award che l’ha annoverato tra i 30 migliori professionisti under 30 in Inghilterra del settore ospitality e nel 2017 ha conquistato il più alto riconoscimento assegnato nel Regno Unito e in Francia a chef, pasticceri e direttori di ristoranti, The Master of Culinary Arts (MCA). Questo riconoscimento è stato assegnato solo a 22 persone negli ultimi 50 anni.
Excellence and challenge:
queste sono le parole chiave di Alessandro Fasoli.
Il desiderio di affrontare sfide importanti e di raggiungere l’eccellenza nel suo settore l’hanno spinto a lasciare l’Italia dopo la scuola alberghiera. La sua carriera inizia nel prestigioso Ritz di Londra dove viene assunto come runner (che è la qualifica successiva a quella del lavapiatti). Da questa posizione di partenza è cresciuto velocemente, ricoprendo ruoli di sempre maggiore responsabilità anche grazie al diploma in business and management conseguito presso l’Università di Westminster. Ha lavorato nei più importanti hotel nel mondo.
Quali sono le migliori qualità che ti riconosci?
Penso che una delle mie migliori qualità sia la capacità di entrare nella testa di persone diverse per carattere e cultura. Riesco a comprenderle e a farle lavorare insieme, valorizzando le loro differenze.
Credo che questa capacità mi abbia permesso di fare il salto di carriera e a gestire business molto complessi dove dirigo diversi team. Il mio lavoro consiste, infatti, nel creare una serie di business sotto lo stesso brand.
Lavorare con i migliori professionisti del mio settore mi ha aiutato a sviluppare le mie capacità manageriali, ma la cosa importante è che ho sempre avuto il desiderio di capire le persone e i business nelle varie sfaccettature. Non mi sono accontentato di lavorare in ristoranti stellati da 20 coperti. Ho lavorato anche in hotel con 500 camere a Stoccolma, lavorato con diverse culture e in metropoli dove labilita’ di adattarsi a cambiamenti e’ giornaliera.
Il cambiamento per me è una sfida e amo lavorare sotto pressione. Mi dà energia, come incontrare le persone.
Cosa ti motiva ad agire quotidianamente?
La voglia di riuscire al 100 per 100 in quello che faccio e raggiungere le posizioni più alte nel mio settore. Anche per questo ho deciso di andare all’estero. Sapevo che non potevo arrivare al top se fossi rimasto in Italia. Ho sempre scelto la strada più difficile e lavorato nei posti più challenging.
Mi sono impegnato al massimo per raggiungere posizioni apicali, ma continuo a lavorare duramente perché la cosa difficile non è arrivare, ma restare all’apice. Nel mio lavoro non puoi abbassarti di un millimetro.
Io punto sempre ad essere tre, quattro passi avanti agli altri. Anche per questo non inseguo mai la concorrenza, creo nuovi trend. E quando qualcuno copia ciò che faccio sono felice, perché mi dà la conferma che ho fatto la cosa giusta.
È significativo il fatto che tu abbia detto che punti ad essere tre o quattro passi avanti e non semplicemente uno. Cosa fai per essere 3-4 passi avanti agli altri?
Non mi sono mai accontentato di essere un passo avanti agli altri perché l’importante per me non e’ solo vincere ma vincere forte. Quello mi soddisfa, perche’ la parola fortuna allora scompare e l’abilita’ indiscutibile emerge. Non mi muovo mai da solo. Non si vince mai da soli. Si vince in squadra ecco perché la scelta dei collaboratori è fondamentale.
Sono un grande appassionato di formula 1. Ho avuto l’onore di lavorare per grandi squadre come Mclaren e Red Bull e ho avuto la possibilità di vedere come funzionano quei team dietro le quinte. È impressionante la precisione e l’attenzione al dettaglio con cui i membri del team lavorano. Ho imparato molto osservandoli.
Scegliere le persone giuste, farle crescere, lavorando soprattutto sul mindset ti permette di essere tre, quattro passi avanti agli altri.
Molti non lo capiscono, continuano a cercare il meglio quando il meglio è seduto accanto a loro nei meeting ogni mattina. Devono solo credere nei collaboratori.
Spronare gli altri a esprimere la migliore versione di se stessi che magari non sanno neanche di avere è la mia chiave. Per ogni persona esiste una chiave che dà accesso alla lora testa e ti permette di capire come funziona, come può dare il meglio di sé. Io cerco sempre quella chiave e insegno ai miei collaboratori a fare la stessa cosa.
Metti te stesso al servizio dello sviluppo degli altri…
Sì questo è ciò che deve fare un leader, ma molte persone non insegnano agli altri quello che sanno perché hanno paura di perdere il lavoro. Io invece voglio che il mio numero due prenda il mio post e faccia il mio lavoro. Solo così possiamo crescere.
Quali valori ti riconoscono famigliari e amici?
Il coraggio, la grinta, il rispetto e la lealtà.
Se stringo una mano e prendo un impegno molto raramente mi tiro indietro anche se ci sono delle difficoltà.
E i clienti?
I miei clienti mi vedono come un leader dotato di grande capacità decisionale, perseveranza e onestà.
Lavoro in un business dove tutto è molto tailor e dove la fiducia dei clienti e dei collaboratori è fondamentale.
Come coltivi rapporti di qualità e fiducia con collaboratori e prime linee?
Con la consistenza delle azioni e dei risultati, con la capacità di comunicare a diversi livelli e anche con la capacità di capire quando mi devo fermare.
Cosa fai per stupire e fidelizzare i clienti e produrre il famoso effetto wow?
Noi facciamo cose prima che le persone le chiedano. Anticipiamo i movimenti, i bisogni e i desideri delle persone. Ciò è possibile grazie ad una scrupolosa attività di profiling della clientela.
Prima che un cliente entri nel ristorante raccogliamo almeno sei informazioni su di lui o lei e sugli ospiti. Ad esempio, se un cliente è mancino, facciamo in modo che al tavolo trovi le posate disposte nella posizione giusta per lui. E poi approfondiamo la conoscenza con l’osservazione e l’ascolto. Non chiediamo mai il nome una seconda volta. Sappiamo che auto usa, cosa ama bere, che tipo di sedia gli piace. Se una signora indossa un abito da sera scollato e cena all’aperto le faremo trovare una pashmina sulla sedia. I primi dieci secondi sono i più importanti di tutta la sera per l’esperienza del cliente e conquistare la sua fiducia. Se il cliente si sente accolto sarà più propenso a spendere di più.
Sono tante piccole attenzioni a cui spesso le persone non fanno caso quando le ricevono. Ci fanno caso quando si recano da un competitor che non mette la stessa cura nell’accoglienza del cliente.
Il cliente si ricorda dell’esperienza che offri se è diversa e superiore da quella offerta dagli altri.
Nel tuo business le referenze sono importanti. Cosa fai per generare referenze che portino altri clienti?
In questo ristorante aperto nel 2014 vediamo circa mille clienti a settimana e il nostro marketing è tutto basato sulle referenze.
I clienti soddisfatti portano degli amici perché vogliono offrire ad altri la stessa experience che hanno vissuto.
In questo modo si alimenta il vortice del marketing basato sulle referenze.
Ma per continuare a generare nuove referenze bisogna essere sempre all’avanguardia, produrre idee nuove e personalizzare l’offerta.
Un’altra cosa importante è l’autenticità.
In tanti anni di esperienza ho capito che non conta quanti soldi investi, ma quanto sei autentico, quanto desideri davvero far star bene le persone.
Cosa consigli a chi vuole mantenere nel tempo la fiducia del cliente?
Non lavorare per fare soldi. Crea un’esperienza unica e consistente e il successo arriverà in automatico.
Ho visto posti in cui volevano far soldi subito, ma quando è così perdi la concentrazione su cosa importante, ovvero creare quello che la gente vuole.
C’è una ricetta per il successo?
Questa è la mia ricetta
- Routine vs variety: come ho già detto, bisogna mantenere un certo livello di varietà. Sviluppare nuove idee.
- Excitement: bisogna creare business dove le persone vogliono lavorare e dove gli standard sono sempre alti.
- Recruitment and training: quando faccio recruitment cerco 4 H (Hunger, ovvero voglia di lavorare, Humily, Honesty, Habit of excellence). Io parto dal presupposto che le capacità tecniche si possono formare, l’attitudine invece è qualcosa di naturale che devo solo avere.
Aggiungo che dietro il successo di qualsiasi persona ci sono le persone vicine. Ho fatto tanti sacrifici per arrivare dove sono oggi, ma ci sono arrivato anche grazie al sostegno di mio fratello, mio padre e mia moglie. La motivazione della famiglia è importantissima.
I 3 consigli che daresti a tua figlia se volesse fare il tuo lavoro
1 Vai all’estero appena puoi e vivi culture differenti.
2 Lavora nei posti più difficili e challenging quando sei giovane.
3 Impara la base classica di lavoro. Le mode cambiano ma la base resta e non pensare ai soldi perché quelli arrivano quando hai fatto il massimo.
Gli aggettivi con cui vorresti essere ricordato
Accogliente, leader e world-class (una persona che con le sue abilità potrebbe lavorare al piu’ alto livello, in qualsiasi parte nel mondo e avere un gran successo).